Su quali evidenze scientifiche si basa il progetto? Gli studi di Weizmann e Humanitas – Prof. Francesco Frassoni

L’invecchiamento della popolazione e l’insorgenza di malattie emato-oncologiche e cardiovascolari nella fascia d’età adulto/anziana sono argomenti cruciali per la comunità scientifica e sono al centro della ricerca biomedica. In Italia, attualmente, i decessi per malattie cardiovascolari sono 230 mila all’anno.

La ricerca biomedica ha dimostrato che negli individui che superano i 50 anni di età si può stimare e prevedere il rischio di sviluppare malattie emato-oncologiche e cardiovascolari monitorando le mutazioni genetiche. “Da 10 anni esiste la conoscenza che dopo i 60 anni nelle cellule del sangue alberghino delle mutazioni associate allo sviluppo di diversi tipi di malattie”, spiega il Prof. Francesco Frassoni, Responsabile scientifico di SInISA, il progetto che ha come obiettivo lo sviluppo di un Sistema Integrato di screening e data governance basato su marcatori di Invecchiamento e sulla predizione di Sviluppo di patologie emato-oncologiche e cardiovascolari nella popolazione Adulto/anziana.

L’incidenza delle mutazioni nei soggetti over 60 è proporzionale al progredire dell’età: nella fascia 60-69 anni è pari al 5,6%, tra i 70 e i 79 anni è del 9,5%, tra gli 80 e gli 89 anni è dell’11,7%, mentre oltre i 90 anni è del 18,4%. Per questo motivo, “è iniziata una ricerca in molte sedi per cercare di identificare attraverso queste mutazioni, la probabilità di sviluppare queste patologie”, prosegue il Professore.
In questo modo, si possono individuare strategie preventive che riducano significativamente la loro insorgenza.

SInISA si ispira, in particolare, a due studi che dimostrano che è possibile prevenire le patologie cardiovascolari ed emato-oncologiche attraverso esami del sangue di routine: lo studio del Weizmann Institute of Science sulla leucemia mieloide acuta (LMA) e la ricerca sull’emopoiesi clonale dell’Humanitas Research Hospital di Milano. Vediamo cosa è emerso.

Lo studio del Weizmann Institute of Science sulla leucemia mieloide acuta

La leucemia mieloide acuta (LMA) è una malattia caratterizzata dalla proliferazione di cellule staminali ematopoietiche, che hanno perso la capacita di maturare completamente e di dare origine alle cellule funzionanti: globuli rossi, piastrine e granulociti. Queste cellule, chiamate blasti, rimpiazzano il tessuto ematopoietico del midollo, impedendo la normale produzione cellulare.
Le cellule staminali ematopoietiche vanno incontro, con il passare degli anni, a una serie di mutazioni (l’insieme di queste si chiama ARCH, Age-Related Clonal Hematopoiesis). Quest’ultime sono presenti in almeno il 30% degli individui sani. Nella maggior parte dei casi non hanno significato, ma in altri, invece, possono predire il rischio di leucemia.

I ricercatori del Weizmann Institute hanno scoperto che 95 pazienti, che avevano sviluppato una LMA, presentavano mutazioni somatiche specifiche già presenti nei loro campioni di sangue prelevati (per altre indagini o esami di routine) 6-7 anni prima dello sviluppo della malattia, a differenza di 414 pazienti sani. Gli studiosi hanno quindi pensato che quelle mutazioni potessero essere considerate possibili predittori della patologia.
Infatti, la ricerca di quelle mutazioni nei casi-controllo mostrarono assenza o frequenza, a livello quantitativo e qualitativo, significativamente molto inferiore.

Queste evidenze suggeriscono la possibilità di identificare individui predisposti alla malattia con largo anticipo, permettendo di studiarli nel tempo e sviluppare una terapia preventiva.
Non è infatti improbabile che vengano creati farmaci capaci di eliminare/inibire le cellule portatrici di queste mutazioni.

La ricerca sull’emopoiesi clonale dell’Humanitas Research Hospital di Milano

L’incidenza dei tumori del sangue aumenta con l’aumentare dell’età, così come le malattie cardiovascolari. Come spia anticipatoria di questi processi patologici, si celerebbe un fenomeno biologico caratteristico delle persone anziane: l’emopoiesi clonale.
L’emopoiesi clonale è un fenomeno tipico dell’età avanzata e associato all’invecchiamento, in cui si presentano mutazioni a carico di determinati geni in alcune cellule del sangue. Individuarne le caratteristiche genetiche suggerisce la possibilità di allestire strategie di prevenzione sia per le patologie del sangue che per quelle cardiovascolari.

I ricercatori dell’Humanitas Research Hospital di Milano hanno considerato una popolazione di 1794 persone di età superiore agli 80 anni, in cui, attraverso un processo di screening del sangue, sono state studiate le mutazioni genetiche relative all’emopoiesi clonale e le patologie a essa associate.

Il risultato ottenuto dai ricercatori conferma che l’emopoiesi clonale è molto comune nella popolazione anziana. Inoltre, sono stati identificati specifici pattern (combinazioni) di mutazioni specifiche con valore predittivo per le malattie del sangue (come le leucemie mieloidi), mentre altre mutazioni erano associate a patologie cardiovascolari o alle artriti reumatoidi.

Dato che la maggior parte delle mutazioni avviene anni prima dell’insorgenza della malattia, è necessario investire nello sviluppo di strategie per colpire le cellule portatrici di mutazioni prima che si generi la patologia.

Sulla base di queste evidenze, il primo obiettivo del progetto SInISA è studiare e definire un processo per supportare il sistema sanitario nell’offerta di un servizio di screening e presa in carico per la diagnosi precoce di patologie. In questo modo si faciliterebbe anche l’introduzione di terapie innovative, capaci di combattere le malattie negli stadi più precoci.

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